Ezio, Roma, Zempel e de Mey, 1729

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto che conducono a diverse prigioni con guardie a vista su la porta de’ detti cancelli.
 
 ONORIA, indi EZIO con catene
 
 ONORIA
 Ezio qui venga. È questa gemma il segno (Alla guardia che parte)
 del cesareo volere. Il suo periglio
 mi fa più amante e la pietà ch'io sento
1245nel vederlo infelice
 tal fomento è all'amor ch'io non so come
 si forma nel mio petto
 di due diversi affetti un solo affetto.
 Eccolo! O come altero,
1250come lieto s'avanza!
 O quell'alma è innocente; o non è vero
 che imagine dell'alma è la sembianza. (Si apre uno de’ cancelli, dal quale esce Ezio restando le due guardie presso al detto cancello)
 EZIO
 Questi del tuo germano
 son principessa i doni. Avresti mai (Mostrando le catene)
1255potuto imaginarlo? In pochi istanti
 tutto cangiò per me. Cinto d'allori
 del giorno al tramontar tu mi vedesti;
 e poi coi lacci intorno
 tu mi rivedi all'apparir del giorno.
 ONORIA
1260Ezio, qualunque nasce alle vicende
 della sorte è soggetto; il primo esempio
 dell'incostanza sua duce non sei.
 L'ingiustizia di lei
 tu potresti emendar; per mia richiesta
1265Cesare l'ira sua tutta abbandona,
 t'ama, ti vuole amico e ti perdona.
 EZIO
 E il crederò?
 ONORIA
                           Sì; né domanda Augusto
 altra emenda da te che il suo riposo.
 Del tentativo ascoso
1270scopri le trame; e appieno
 libero sei. Può domandar di meno?
 EZIO
 Non è poca richiesta; ei vuol ch'io stesso
 m'accusi per timore; ei vuole a prezzo
 dell'innocenza mia
1275generoso apparir; sa la mia fede,
 prova rossor nell'oltraggiarmi a torto,
 perciò mi vuole o delinquente o morto.
 ONORIA
 Dunque con tanto fasto
 lo sdegno suo giustificar non dei.
1280E se innocente sei, placide, umili
 sian le tue scuse; a lui favella in modo
 che non possa incolparti,
 che non abbia coraggio a condannarti.
 EZIO
 Onoria per salvarmi
1285ad esser vile io non appresi ancora.
 ONORIA
 Ma sai che corri a morte?
 EZIO
                                                 E ben, si mora.
 Non è il peggior de' mali
 alfin questo morir; ci toglie almeno
 dal commercio de' rei.
 ONORIA
                                            Pensar dovresti
1290che per la patria tua poco vivesti.
 EZIO
 Il viver si misura
 dall'opre e non dai giorni. Onoria, i vili
 inutili a ciascuno, a sé mal noti,
 cui non scaldò di bella gloria il foco,
1295vivendo lunga età vissero poco.
 Ma coloro che vanno
 per l'orme ch'io segnai
 vivendo pochi dì vivono assai.
 ONORIA
 Se di te non hai cura,
1300abbila almen di me.
 EZIO
                                        Che dici?
 ONORIA
                                                            Io t'amo,
 più tacerlo non so; quando mi veggo
 a perderti vicina, i torti oblio
 ed è poca difesa
 alla mia debolezza il fasto mio.
 EZIO
1305Onoria, e tu sei quella
 che umiltà mi consigli? In questa guisa
 insuperbir mi fai. Potessi almeno,
 come i tuoi pregi ammiro, amarti ancora.
 Deh consenti ch'io mora; Ezio piagato
1310per altro stral ti viverebbe ingrato.
 ONORIA
 Viva ingrato, mi renda
 d'ogni speranza priva,
 mi sprezzi pur, mi sia crudel; ma viva.
 E se pur la tua vita
1315abborrisci così perché m'è cara,
 cerca almeno una morte
 che sia degna di te. Coll'armi in pugno
 mori vincendo, onde t'invidi il mondo,
 non ti compianga.
 EZIO
                                    O in carcere o fra l'armi
1320ad altri insegnerò come si mora.
 Farò invidiarmi in questo stato ancora.
 
    Guarda pria se in questa fronte
 trovi scritto alcun delitto
 e dirai che la mia sorte
1325desta invidia e non pietà.
 
    Bella prova è d'alma forte
 l'esser placida e serena
 nel soffrir l'ingiusta pena
 d'una colpa che non ha. (Parte con guardie)
 
 SCENA II
 
 ONORIA, poi VALENTINIANO
 
 ONORIA
1330Oh dio ch'il crederebbe! Al fato estremo
 egli lieto s'appressa, io gelo e tremo.
 VALENTINIANO
 E ben da quel superbo
 che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi; eh si punisca. Ormai
1335è viltade il riguardo.
 ONORIA
                                        E pur non posso
 crederlo reo, d'alma innocente è segno
 quella sua sicurezza.
 VALENTINIANO
                                        Anzi è una prova
 del suo delitto. Il traditor si fida
 nell'aura popolar. Vuo' che s'uccida.
 ONORIA
1340Meglio ci pensa; Ezio è peggior nemico
 forse estinto che vivo.
 VALENTINIANO
                                          E che far deggio?
 ONORIA
 Cerca vie di placarlo; il suo segreto
 sveller da lui senza rigor procura.
 VALENTINIANO
 E qual via non tentai?
 ONORIA
                                           La più sicura.
1345Ezio per quel ch'io vedo
 è debole in amor; per questa parte
 assalirlo conviene. Ei Fulvia adora.
 Offrila all'amor suo, cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Quanto è facile Onoria
1350a consigliare altrui fuor del periglio.
 ONORIA
 Signor, nel mio consiglio io ti propongo
 un esempio a seguir. Sappi che amante
 io sono al par di te né perdo meno.
 Fulvia è la fiamma tua, per Ezio io peno.
 VALENTINIANO
1355E l'ami?
 ONORIA
                   Sì. Nel consigliarti or vedi
 se facile son io come tu credi.
 VALENTINIANO
 Ma troppo ad eseguir duro consiglio
 mi proponi o germana.
 ONORIA
                                             Il tuo coraggio,
 la tua virtù faccia arrossir la sorte.
1360Una donna t'insegna ad esser forte.
 VALENTINIANO
 Oh dio.
 ONORIA
                 Vinci te stesso, i tuoi vassalli
 apprendano qual sia
 d'Augusto il cor...
 VALENTINIANO
                                   Non più, Fulvia m'invia.
 Facciasi questo ancor. Se tu sapessi
1365che sforzo è il mio, quanto il cimento è duro.
 ONORIA
 Dalla mia pena il tuo dolor misuro.
 Ma soffrilo. Nel duolo
 pur è qualche piacer non esser solo.
 
    Peni tu per un'ingrata,
1370un ingrato adoro anch'io,
 è il tuo fato eguale al mio,
 è nemico ad ambi amor.
 
    Ma s'io nacqui sventurata,
 se per te non v'è speranza,
1375sia compagna la costanza
 come è simile il dolor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 VALENTINIANO, indi VARO
 
 VALENTINIANO
 Olà Varo si chiami. A questo eccesso (Una comparsa esce e parte)
 della clemenza mia se il reo non cede,
 un momento di vita
1380più lasciargli non vuo'.
 VARO
                                            Cesare.
 VALENTINIANO
                                                            Ascolta.
 Disponi i tuoi più fidi
 di questo loco in su l'oscuro ingresso.
 E se al mio fianco appresso
 Ezio non è, s'io non gli son di guida
1385quando uscir lo vedrai, fa' che s'uccida.
 VARO
 Ubbidirò. Ma sai
 qual tumulto destò d'Ezio l'arresto?
 VALENTINIANO
 Tutto m'è noto; a questo
 già Massimo provede.
 VARO
                                           È ver, ma temo...
 VALENTINIANO
1390Eh taci, adempi il cenno e fa' che il colpo
 cautamente succeda.
 Udisti?
 VARO
                 Intesi. (Parte)
 VALENTINIANO
                                Il prigionier qui rieda. (Alle guardie de’ cancelli)
 Tacete o sdegni miei, l'odio sepolto
 resti nel cor, non comparisca in volto.
 
1395   Colle procelle in seno
 sembri tranquillo il mar
 e un zeffiro sereno
 col placido spirar
 finga la calma.
 
1400   Ma se quel cor superbo
 l'istesso ancor sarà
 vi lascio in libertà
 sdegni dell'alma.
 
 SCENA IV
 
 MASSIMO e detto
 
 MASSIMO
 Signor tutto sedai; d'Ezio la morte
1405a tuo piacere affretta.
 Roma t'applaude, ogni fedel l'aspetta.
 VALENTINIANO
 Ma che vuoi, mi si dice
 che un barbaro, che un empio,
 che un incauto son io. Gli esempi altrui
1410seguitar mi conviene.
 MASSIMO
 Come? Perché?
 VALENTINIANO
                                T'acheta, Ezio già viene.
 
 SCENA V
 
 EZIO incatenato esce dai cancelli e detti
 
 MASSIMO
 Chi mai lo consigliò!
 EZIO
                                        Dal carcer mio
 richiamato io credei
 d'incaminarmi ad un supplicio ingiusto
1415ma n'incontro un peggior, rivedo Augusto.
 VALENTINIANO
 (Che audace!) Ezio fra noi
 più d'odio non si parli. Io vengo amico,
 il mio rigor detesto
 e voglio...
 EZIO
                     Io so che vuoi, m'è noto il resto.
1420Onoria ti prevenne, il tutto intesi;
 s'altro a dirmi non hai
 torno alla mia prigion, seco parlai.
 VALENTINIANO
 Non potea dirti Onoria
 quanto offrirti vogl'io.
 EZIO
                                           Lo so, mel disse
1425che la mia libertà, che il primo affetto,
 che l'amistà d'Augusto i doni sono.
 VALENTINIANO
 Ma non disse il maggior.
 
 SCENA VI
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà, l'alma s'agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
1430Ti sorprende l'offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
 che crederla non sai ma temi invano;
 la promisi, l'affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d'esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
1435Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar. Tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co' suoi timori intorno.
 EZIO
1440Addio mia vita, alla prigione io torno. (A Fulvia)
 VALENTINIANO
 (E il soffro!)
 FULVIA
                          (Ahimè.)
 VALENTINIANO
                                              Senti; e lasciar tu vuoi (Ad Ezio)
 ostinato a tacer Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla? (Né meno il traditor risponde).
 MASSIMO
1445(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio m'ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo come tu sei debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà custodi?
 FULVIA
                                                     Ah prima
1450lo sdegno tuo contro di me si volga. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Né puoi tacere? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come!
 FULVIA
                (Che veggio!)
 MASSIMO
                                           (O stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
1455no che un reo non avrebbe. Ezio mi pento
 del mio rigore; emenderanno i doni
 l'ingiuste offese de' sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero or sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
1460ch'io mi confondo e con ragion. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò! La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Ormai t'affretta.
 Impaziente attende
1465Roma di rivederti; a lei ti mostra,
 dilegua il suo timor; tempo non manca
 ai reciprochi segni
 di affetto e d'amistà.
 EZIO
                                         Del fasto mio
 or Cesare arrossisco; e a tanto dono...
 VALENTINIANO
1470Ezio va' pur, conoscerai qual sono.
 EZIO
 
    Se la mia vita
 dono è d'Augusto,
 il freddo Scita,
 l'Etiope adusto
1475al piè di Cesare
 piegar farò.
 
    Perché germoglino
 per te gli allori,
 mi vedrai spargere
1480nuovi sudori,
 saprò combattere,
 morir saprò. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 VALENTINIANO, FULVIA e MASSIMO
 
 VALENTINIANO
 (Va' pur, te n'avvedrai).
 MASSIMO
                                               (Perdo ogni speme).
 FULVIA
 Generoso monarca il ciel ti renda
1485quella felicità che rendi a noi.
 I benefici tuoi
 sempre rammenterò. Lascia che intanto
 su quella augusta mano un bacio imprima.
 VALENTINIANO
 No Fulvia, attendi prima
1490che sia compito il dono; ancor non sai
 quanto ogni voto avanza,
 quanto il dono è maggior di tua speranza.
 MASSIMO
 Cesare, che facesti? Ah questa volta
 t'ingannò la pietade.
 VALENTINIANO
                                        E pur vedrai
1495che giova la pietà, ch'io non errai.
 Ogni cura, ogni tema
 terminata sarà.
 MASSIMO
                               Qual pace acquisti
 se torna in libertà?
 
 SCENA VIII
 
 VARO e detti
 
 VALENTINIANO
                                      Varo eseguisti?
 VARO
 Eseguito è il tuo cenno,
1500Ezio morì.
 FULVIA
                       Come! Che dici?
 VARO
                                                        Al varco (A Valentiniano)
 l'attesero i miei fidi, ei venne e prima
 che potesse temerne il sen trafitto
 si vide, sospirò, cadde fra loro.
 MASSIMO
 (O sorte inaspettata!)
 FULVIA
                                          Oh dio! Mi moro. (Si appoggia ad una scena coprendosi il volto)
 VALENTINIANO
1505Corri, l'esangue spoglia
 nascondi ad ogni sguardo, ignota resti
 d'Ezio la morte ad ogni suo seguace.
 VARO
 Sarà legge il tuo cenno. (Parte)
 VALENTINIANO
                                              E Fulvia tace?
 Ora è tempo che parli; e perché mai
1510generoso monarca or non mi dice?
 FULVIA
 Ah tiranno! Io vorrei... Sposo infelice! (Come sopra)
 MASSIMO
 Un primo sfogo al suo dolore ingiusto
 lascia o signor.
 
 SCENA IX
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                              Liete novelle Augusto.
 VALENTINIANO
 Che reca Onoria? Il volto suo ridente
1515felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L'empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato,
 già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
 Nelle tue stanze?
 ONORIA
                                  Sì. Da te ferito
1520la scorsa notte ivi s'ascose. Intesi
 dal labro suo ch'Ezio è innocente; Augusto
 non mentisce chi muore.
 VALENTINIANO
                                                E l'alma rea
 che gli commise il colpo
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse: «È quella
1525che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 VALENTINIANO
                                              Ma il nome?
 ONORIA
                                                                       Emilio
 a dirlo si accingea; tutta sui labri
 l'anima fuggitiva egli raccolse
 ma l'estremo sospiro il nome involse.
 VALENTINIANO
1530O sventura!
 MASSIMO
                         (O periglio!)
 FULVIA
                                                   Or di', tiranno, (A Valentiniano)
 s'era infido il mio sposo?
 Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
 che tu il pianga innocente? Or chi la vita
 empio gli renderà?
 ONORIA
                                      Fulvia che dici?
1535Ezio morì!
 FULVIA
                       Sì principessa; ah fuggi
 dal barbaro germano; egli è una fiera
 che si pasce di sangue
 e di sangue innocente. Ognun si guardi,
 egli ha vinto i rimorsi, orror non sente
1540della sua crudeltà, gloria non cura;
 pur la tua vita, Onoria, è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio!
 Non insultarmi; io lo conosco, errai.
 Ma di pietà son degno
1545più che d'accuse. Il mio timor consiglia.
 Son questi i miei più cari; in qual di loro
 cercarò il traditor, s'io non gli offesi?
 ONORIA
 Chi mai non offendesti? Il tuo pensiero
 il passato raccolga e non si scordi
1550di Massimo la sposa, i folli amori,
 l'insidiata onestà.
 MASSIMO
                                   (Come salvarmi!)
 VALENTINIANO
 E dovrò figurarmi
 che i benefici miei meno ei rammenti
 che un giovanil trasporto?
 ONORIA
                                                  E ancor non sai
1555che l'offensore oblia
 ma non l'offeso i ricevuti oltraggi?
 FULVIA
 (Ecco il padre in periglio).
 VALENTINIANO
                                                   Ah che purtroppo
 tu dici il ver ma che farò?
 ONORIA
                                                 Consigli
 or pretendi da me? Se fosti solo
1560a fabricarti il danno,
 solo al riparo tuo pensa o tiranno. (Parte)
 
 SCENA X
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Cesare alla mia fede
 troppo ingrato sei tu, se ne sospetti.
 VALENTINIANO
 Ah che d'Onoria ai detti
1565dal mio sonno io mi desto.
 Massimo di scolparti il tempo è questo.
 Finché il reo non si trova,
 il reo ti crederò.
 MASSIMO
                                Perché? Qual fallo?
 Sol perché Onoria il dice...
1570Che ingiustizia è la tua!...
 FULVIA
                                                 (Padre infelice!)
 VALENTINIANO
 Giusto è il timor. Disse morendo Emilio
 che il traditor m'è caro,
 che io l'offesi in amor; tutto conviene
 Massimo a te. Se tu innocente sei
1575pensa a provarlo; assicurarmi intanto
 di te vogl'io.
 FULVIA
                          (M'assisti il ciel).
 VALENTINIANO
                                                            Qual altro
 insidiar mi potea?
 Olà?
 FULVIA
             Barbaro ascolta; io son la rea.
 Io commisi ad Emilio
1580la morte tua, quella son io che tanto
 cara ti fui per mia fatal sventura.
 Io, perfido, son quella
 che oltraggiasti in amor, quando ad Onoria
 offristi il mio consorte. Ah se nemici
1585non eran gl'astri ai desideri miei
 vendicata sarei,
 regnarebbe il mio sposo, il mondo e Roma
 non gemerebbe oppressa
 da un cor tiranno e da una destra imbelle.
1590O sognate speranze! O avverse stelle!
 MASSIMO
 (Ingegnosa pietade!)
 VALENTINIANO
                                         Io mi confondo.
 FULVIA
 (Il genitor si salvi e pera il mondo).
 VALENTINIANO
 Tradimento sì reo pensar potesti?
 Eseguirlo! Vantarlo!
 FULVIA
                                        Ezio innocente
1595morì per colpa mia; non vuo' che mora
 innocente per Fulvia il padre ancora.
 VALENTINIANO
 Massimo è fido almeno?
 MASSIMO
                                               Adesso Augusto
 colpevole son io; se quell'indegna
 tanto obliar la fedeltà poteo,
1600nell'error della figlia il padre è reo.
 Puniscimi, assicura
 i giorni tuoi col mio morir. Potrebbe
 il naturale affetto,
 che per la prole in ogni petto eccede,
1605del padre un dì contaminar la fede.
 VALENTINIANO
 A suo piacer la sorte
 di me disponga, io m'abbandono a lei.
 Son stanco di temer. Se tanto affanno
 la vita ha da costar, no, non la curo.
1610Nelle dubbiezze estreme
 per mancanza di speme io m'assicuro.
 
    Per tutto il timore
 perigli m'addita.
 Si perda la vita,
1615finisca il martire.
 È meglio morire
 che viver così.
 
    La vita mi spiace,
 se il fato nemico
1620la speme, la pace,
 l'amante, l'amico
 mi toglie in un dì. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Partì una volta. Io per te vivo o figlia,
 io respiro per te. Con quanta forza
1625celai finor la tenerezza! Ah lascia
 mia speme, mio sostegno,
 cara difesa mia, che alfin t'abbracci. (Vuole abbracciar Fulvia)
 FULVIA
 Vanne padre crudel.
 MASSIMO
                                        Perché mi scacci?
 FULVIA
 Tutte le mie sventure
1630io riconosco in te. Basta ch'io seppi
 per salvarti accusarmi.
 Vanne, non rammentarmi
 quanto per te perdei,
 qual son io per tua colpa e qual tu sei.
 MASSIMO
1635E contrastar pretendi
 al grato genitor questo d'affetto
 testimonio verace?
 Vieni... (Come sopra)
 FULVIA
                  Ma per pietà lasciami in pace.
 Se grato essermi vuoi, stringi quel ferro,
1640svenami, o genitor. Questa mercede
 col pianto in su le ciglia
 al padre che salvò chiede una figlia.
 MASSIMO
 
    Tergi l'ingiuste lagrime,
 dilegua il tuo martiro,
1645che s'io per te respiro,
 tu regnerai per me.
 
    Di raddolcirti io spero
 questo penoso affanno
 col dono d'un impero,
1650col sangue d'un tiranno
 che delle nostre ingiurie
 punito ancor non è. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 FULVIA
 
 FULVIA
 Misera dove son! L'aure del Tebro
 son queste ch'io respiro?
1655Per le strade m'aggiro
 di Tebe e d'Argo? O dalle greche sponde
 di tragedie feconde
 le domestiche furie
 vennero a questi lidi
1660della prole di Cadmo e degl'Atridi?
 Là d'un monarca ingiusto
 l'ingrata crudeltà m'empie d'orrore.
 D'un padre traditore
 qua la colpa m'agghiaccia;
1665e lo sposo innocente ho sempre in faccia.
 O imagini funeste!
 O memorie! O martiro!
 Ed io parlo infelice! Ed io respiro?
 
    Ah non son io che parlo,
1670è il barbaro dolore
 che mi divide il core,
 che delirar mi fa.
 
    Non cura il ciel tiranno
 l'affanno in cui mi vedo;
1675un fulmine gli chiedo
 e un fulmine non ha. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 Campidoglio antico con popolo.
 
 MASSIMO senza manto con seguito, poi VARO
 
 MASSIMO
 Innorridisci o Roma!
 D'Attila lo spavento, il duce invitto,
 il tuo liberator cadde trafitto.
1680E chi l'uccise? Ah l'omicida ingiusto
 fu l'invidia d'Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno. Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate
 Romani il vostro eroe; la gloria antica
1685rammentatevi ormai; da un giogo indegno
 liberate la patria e difendete
 dai vicini perigli
 l'onor, la vita e le consorti e i figli. (In atto di partire)
 VARO
 Massimo ferma; e qual desio ribelle,
1690qual furor ti consiglia?
 MASSIMO
 Varo t'acheta o al mio pensier t'appiglia.
 Chi vuol salva la patria (Tutti snudan la spada)
 stringa il ferro e mi siegua, ecco il sentiero (Accennando il Campidoglio)
 onde avrà libertà Roma e l'impero. (Parte seguito da tutti verso il Campidoglio)
 VARO
1695Che indegno! Egli la morte
 d'un innocente affretta
 e poi Roma solleva alla vendetta.
 Va' pur, forse il disegno
 a chi lo meditò sarà funesto;
1700va' traditor. Ma qual tumulto è questo! (S’ode brevissimo strepito di trombe e timpani e di tutti l’istromenti dell’orchestra)
 
    Già risonar d'intorno
 al Campidoglio io sento
 di cento voci e cento
 lo strepito guerrier.
 
1705   Che fo? Si vada e sia
 stimolo all'alma mia
 il debito d'amico,
 di suddito il dover. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 Si vedono scendere dal Campidoglio combattendo le guardie imperiali coi sollevati. Siegue zuffa, quale terminata esce VALENTINIANO senza manto con spada rotta difendendosi da due congiurati e poi MASSIMO con spada, indi FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ah traditori. Amico (A Massimo)
1710soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
 il tiranno svenar.
 FULVIA
                                  Padre che fai? (Fulvia si frapone)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
 di Massimo la fede?
 MASSIMO
                                        Assai finora
 finsi con te. Se il mio comando Emilio
1715mal eseguì, per questa man cadrai.
 VALENTINIANO
 Ah iniquo!
 FULVIA
                       Al sen d'Augusto
 non passerà quel ferro
 se me di vita il genitor non priva.
 MASSIMO
 Cesare morirà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 EZIO e VARO con spade nude, popolo e soldati, indi ONORIA e detti
 
 EZIO e VARO
                               Cesare viva.
 FULVIA
1720Ezio!
 VALENTINIANO
             Che veggo!
 MASSIMO
                                    O sorte! (Getta la spada)
 ONORIA
                                                     È salvo Augusto?
 VALENTINIANO
 Vedi chi mi salvò. (Accenna Ezio)
 ONORIA
                                     Duce, qual nume
 ebbe cura di te? (Ad Ezio)
 EZIO
                                  Di Varo amico
 il zelo e la pietà.
 VALENTINIANO
                                Come!
 VARO
                                               Eseguita
 finsi di lui la morte. Io t'ingannai
1725ma in Ezio il tuo liberator serbai.
 FULVIA
 Provida infedeltà!
 EZIO
                                    Permette il cielo
 che tu debba i tuoi giorni
 Cesare a questa mano
 che credesti infedel. Vivi; io non curo
1730maggior trionfo; e se ti resta ancora
 per me qualche dubbiezza in mente accolta
 eccomi prigioniero un'altra volta.
 VALENTINIANO
 Anima grande! Eguale
 solamente a te stessa. In questo seno
1735della mia tenerezza,
 del pentimento mio ricevi un pegno.
 Eccoti la tua sposa. Onoria al nodo
 d'Attila si prepari; io so che lieta
 la tua man generosa a Fulvia cede.
 ONORIA
1740È poco il sacrificio a tanta fede.
 EZIO
 O contento!
 FULVIA
                         O piacer!
 EZIO
                                             Concedi Augusto
 la salvezza di Varo,
 di Massimo la vita ai nostri prieghi.
 VALENTINIANO
 A tanto intercessor nulla si nieghi.
 CORO
 
1745   Della vita nel dubbio camino
 si smarrisce l'umano pensier.
 
    L'innocenza è quell'astro divino
 che rischiara fra l'ombre il sentier.
 
 FINE